I protagonisti della riscoperta di Bisanzio stabiliscono un rapporto privilegiato con il libro, strumento essenziale nel lavoro e nella vita privata di ogni erudito. Le biblioteche degli umanisti, pertanto, costituiscono non solo la sommatoria dell’insieme dei codici a loro appartenuti, ma anche uno degli aspetti più sostanziali della loro attività, il corrispettivo oggettivo del loro statuto intellettuale. Da queste premesse nasce il retaggio tipicamente umanistico della cura del destino della propria biblioteca personale in funzione di una sua possibile utilità futura, circostanza che diviene una prassi ben consolidata in epoca rinascimentale, quando lasciti in favore di istituzioni pubbliche o religiose mirano a garantire la sopravvivenza, e magari l’integrità, di un determinato patrimonio librario. Alcuni elementi ricorrenti per le librarie rinascimentali contribuiscono a definire oggi dei proficui casi di studio: in varie occasioni queste raccolte private raggiungono dimensioni assolutamente eccezionali – se non inopinabili – prima dell’epoca della diffusione del libro a stampa; costituiscono, delle volte, il nucleo fondante delle biblioteche pubbliche tardo cinquecentesche e seicentesche; giungono, nei casi più fortunati, pressocché indenni fino alle nostre attuali biblioteche storiche di conservazione. Segue queste coordinate una recente ricerca dedicata all’umanista portoghese Achille Stazio (Aquiles Estaço, Vidigueira 1524-Roma 1581). Impegnato nelle attività editoriali e propagandistiche ispirate dai dettami tridentini e in particolare nell’edizione dei testi dei Padri della Chiesa greca, Stazio allestisce una delle maggiori biblioteche private romane del tempo, di particolare rilievo per mole e valore intellettuale. La proposta di ricostruzione di una parte della biblioteca di Achille Stazio, ossia quella manoscritta di lingua greca, muove dai dati di natura materiale desumibili dai codici a lui appartenuti, per allargarsi poi al confronto con le notizie reperibili da fonti di natura differente – in primis storica, archivistica e biblioteconomica – e si propone, per mezzo del caso di studio del lusitano, di gettar lumi sull’intricato mondo degli eruditi rinascimentali impegnati negli studi e nelle riscoperte di ambito greco.
Riccardo Montalto ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Scienze del testo, curriculum Paleografia greca e latina (ciclo XXXII), presso la Sapienza Università di Roma, occupandosi dell’individuazione e relativo studio codicologico-paleografico dei manoscritti greci appartenuti ad Achille Stazio (1524-1581) oggi custoditi nella Biblioteca Vallicelliana di Roma. Al momento è assegnista di ricerca in Paleografia latina alla Scuola Superiore Meridionale di Napoli, presso la quale conduce un progetto di ricerca su manoscritti e copisti a Napoli in epoca angioina e aragonese. Prosegue parallelamente i lavori di ambito greco come incaricato della redazione del Catalogo dei manoscritti greci della Biblioteca Vallicelliana per la Commissione nazionale «Indici e Cataloghi» della Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura.
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